In copertina: Diego Bianchi che ti scopre a commettere atti osceni in luogo privato
Cadendo nell’abisso della televisione progressista italiana
Era una notte buia e tempestosa quando mi apparve Urbano Cairo in sogno. Aveva il suo sorriso smug e un terribile completo, continuava a tirarsi indietro i capelli leccandosi le labbra, intorno a sé uno scintillio blu come quello di Obi Wan Kenobi nel primo Star Wars.
Prese parola con una voce suadente e mi disse che ero l’ultima speranza per la socialdemocrazia e che era giusto preoccuparsi per il totalitarismo in giro per il mondo, ma che bisognava ingoiare il rospo per questa volta e cercare di riderci su. Quindi invece di farmi la solita sega su qualche sito porno squallido di un tycoon sicuramente repubblicano, potevo decidere di diventare davvero di sinistra. Tu. Devi. Guardare. Propaganda. Live.
Proprio mentre stava finendo il discorso, mi sono svegliato di soprassalto dal mio power nap (dopo un consiglio di stile di vita di Gianluca Vacchi) e ho sentito dal salotto provenire una melodia antica, una litania nascosta. Mi ricordava un pezzo che avevo sentito quando avevo fatto un trip di Ayahuasca con Bertinotti e Marini in un centro sociale a Garbatella nel 2005. Invece è proprio quel pezzo, la tv trasmette una cover di Fela Kuti cantata da Seun Kuti, che penso sia il figlio o altrimenti un mitomane. In mezzo al suono di sax, al pianoforte e alla batteria appare lui. Diego Bianchi. Maglietta del film l’Odio, orecchino da G8 di Genova e uno splendido accento romano ingentilito dalla televisione milanese o torinese. Il messia del liberalismo cattocomunista italiano. So che ha una rubrica sul Venerdì di Repubblica, ma purtroppo non lo leggo più da quando è morto il compianto Piero Ottone.
Diego Bianchi inizia a dire nomi a caso, ho in mano subito il telefono perché ho paura che gli stia per venire un ictus. Invece la telecamera inizia a inquadrare queste persone nel pubblico, che sembra che abbiano appena ricevuto la scabrosa notizia che dovranno leggere davanti a tutta la classe. Francesca Schianchi, Paolo Celata, Filippo Ceccarelli, Makkox, Francesca Mannocchi. La combriccola di Woland, se fosse stato iscritto al PCI nel 1979. Intanto inizio a sentire una forza dentro di me cambiare, mi ricordo di essermi svegliato scalzo ma adesso ai piedi ho delle Salomon crema già sporche di montagna. Forse siamo ancora nel sogno? Chissà, lo lascio passare perché delle scarpe mi servivano proprio in questo periodo. Diego Bianchi chiama un Superspot e io mi rendo conto che forse dovrei comprare un nuovo materasso o della Pasta Divella. Ritorniamo e c’è uno spiegone.
Ma come uno spiegone? Francesca Schianchi ci spiega che quelli della destra non capiscono un CAZZO. E io già empatizzo più con loro che con questa divertentissima giornalista che però credo abbia lavorato in Francia e fatto un master in giornalismo. Ecco queste sono proprio due cose che non posso sopportare. Insieme a chi ha votato Raphael Gualazzi a Sanremo nel 2014. Finito lo spiegone, prende la parola sempre il magico Diego che non dice molto perché adesso ci pensa Makkox, il suo personalissimo Gasparri. Il contenuto non è chiaro, ci sono dei tweet messi a schermo scritti da persone non pagate da Propaganda Live, questa è una chiara violazione del codice civile. Non riesco a capire chi ride, sono gli stessi giornalisti di prima, magari minacciati? Qui passiamo al codice penale.
Makkox da bravo uomo della liberalrenziansinistraillustratoresulFoglio fa una carrellata per cercare di uccidere i 5 Stelle che non credo abbiano bisogno di un’ulteriore mano, ma the more the merrier. Qui appare Elio Germano, quella che si dice una vera e propria sorpresa in una trasmissione del genere. Con tutte queste interviste Elio Germano diventerà fascista e diventerà fascista per colpa del film su Berlinguer. Grazie Enrico! Elio Germano che avrà sentito la parola “Berlusconi” più di “papà” è costretto a sentire un monologo di Diego Bianchi su come ormai la politica non sia più seria e il cavalier Silvio ne sia la colpa. Non mi ricordo dove l’avevo già letta questa cosa, però guarda tra poco me lo ricordo. La mia maglietta intanto è cambiata, ne ho addosso una di Libera che puzza di barbecue. Forse era davvero il mio pigiama. Continuano a esserci spezzoni di internet, messi lì in attesa di commento. Ritorna un’altra intervista impossibile, dove la battuta centrale è facile: “Daniel Craig ora è napoletano, ridete!”.
Poi la parola passa a Filippo Ceccarelli, che tra tutti i personaggi di Woland è sicuramente Behemoth. Commenta un fatto di attualità di cui ovviamente avevo perso traccia, perché il mio feed è pieno di consigli su come fare soldi velocemente. Scusatemi. A un certo punto cita Annalisa e come Francis Fukuyama nel 1989 inizio a pregare perché la fine della storia sia arrivata, non tanto per la vittoria di qualcuno ma perché qua abbiamo finito le idee da un pezzo.
Potrei anche incazzarmi per la piattezza del successivo spezzone con cui viene raccontata la pulizia etnica a Gaza con tanto di No Surprises dei Radiohead sotto e “è l’odio l’alimentatore dell’odio” come frase finale, ma nel paese del cibo migliore del mondo dove la maggior parte dei quotidiani nazionali chiede di bere il sangue dei bambini palestinesi, questo è anche un sano lavoro di pubblica utilità. Poi viene chiesto un applauso a Rino Gaetano?
Prima dell’abisso che è la social top ten, Diego Bianchi decide di citare Gramsci per parlare di un confronto tra Paolo Celata e Roberto Angelini sulle note di Argentovivo di Daniele Silvestri, tipi antropologici che potete trovare in un qualsiasi circolo di tennis di Roma dopo le 18 il venerdì. Per tutto questo spezzone che è puro teatro dell’assurdo, Celata preferirebbe farsi inghiottire da una mietitrebbia. Dopo, la mia memoria si ricorda poco, tutto diventa sfocato, continuano a apparire tweet, commenti, post che mi mandano in confusione, dovrei ridere? dovrei riflettere? dovrei incazzarmi?
La confusione sotto il cielo è grande, la situazione è eccellente.
Nella stanza sento un’evanescenza, un bagliore improvviso squarcia il buio deprimente in cui ero finito, la faccia di Diego Bianchi che ride mi sembra lontanissima, davanti a me appare di nuovo Urbaino Cairo. Spero ti sia divertito, spero tu abbia capito da che parte della Storia con la “S” maiuscola stare! Dall’altra parte è pieno di porci, fascisti, merdosi, qui c’è la7 HD, HD! Non dovresti avere dubbi, ciao! Mi fa un occhiolino e scompare tra le case. Un’apparizione. La tv intanto si spegne. Cade il silenzio nella casa. Mi guardo attorno e poi sento un driiiiinnn, driiiinnn. Il mio telefono sta squillando. Pronto?
Sì, Lorenzo, siamo i Giovani Democratici.