The Midnight Gospel è una serie animata prodotta da Netflix uscita in occasione del four twenty 2020 e del compleanno di Duncan Trustell, la voce del protagonista Clancy e co-autore della serie.
La serie racconta le avventure di uno space-caster, abitante della terra che grazie ad un prestito fattogli dalla sorella con tutt’altri scopi, riesce ad acquistare un pezzetto di terra nello spazio e un simulatore di universi. All’interno “ci sono incredibili esseri senzienti che hanno storie da raccontare” che egli intende intervistare e mandare “in onda” nello spazio, saldando, in questo modo, il suo debito. Ogni avventura è preannunciata da una voce robotica proveniente da un enorme simulatore rosa dalle palesi fattezze vaginali, che mostra sul proprio monitor le varie destinazioni, caratterizzate tutte da pianeti sull’orlo del collasso. Il computer mostra i pianeti e, prima di mandare il protagonista nel simulatore, gli crea avatar di volta in volta diversi.
La particolarità di questa serie, creata da Pendleton Ward, autore della già fortunata Adventure Time e il comico Duncan Trustell, è che ad ogni puntata si cerca di dare una soluzione alle sofferenze degli esseri umani, attraverso dialoghi che spaziano dalle discipline religiose orientali, all’assunzione di stupefacenti, alle pratiche meditative, alla psicoanalisi.
Il modo in cui questi argomenti vengono trattati ha fatto sì che questo cartone rischiasse di essere bollato come “new age” nella sua accezione negativa, accogliendo dunque le critiche rivolte alla mancanza di un fondamento scientifico delle sue teorie, alla presunta violazione e abuso della sacralità di varie tradizioni religiose e, non meno importante, alla grande copertura mediatica di cui gode, nonostante si identifichi come movimento culturale controcorrente.
Non a caso in ogni puntata vi è un’intervista tra Clancy – il protagonista – e uno di questi personaggi che nella realtà “hanno fatto di una certa retorica il proprio piccolo impero” tra podcast, programmi televisivi e saggi scritti. Tra gli intervistati si susseguono infatti medici delle dipendenze che hanno anche show televisivi, maestri buddisti, o impresari di pompe funebri che hanno anche un canale YouTube.
Nonostante ciò, la serie animata, a parere di chi scrive, riesce ad addentrarsi in argomenti impegnativi come la morte, il cerchio della vita e la meditazione, in modo quasi naturale, sebbene distaccato dal background. Infatti, in sottofondo si susseguono altre vicende in contesti apparentemente scollegati dal dialogo, ad esempio in mondi popolati da piccoli clown e cani-cervo, in un altro da pesci che, chiusi in una boccia, capitanano navi con gatti pirata, ecc.
Ogni episodio, dalla durata variabile scelta appositamente a seconda della complessità del tema trattato, rappresenta un adattamento animato delle puntate del podcast di Duncan Trustell, il suo Duncan Trustell-Family Hour. Insomma, quello che originariamente era un dialogo contenuto all’interno di un podcast, in Midnight Gospel lo si vede declinato in cartone animato da un team di creativi a cui sono state comunicate le linee guida, ovvero l’argomento dell’episodio, ma a cui è stata lasciata totale autonomia nella realizzazione. L’estetica è quella da trip psichedelico che strizza l’occhio agli amanti del genere e ovviamente ai fan di Finn & Jake, di cui ne riprende lo stile grafico. Nonostante ciò Midnight Gospel non è una serie per bambini, ma si rivolge ad un pubblico decisamente più maturo, data la cospicua presenza di massacri, morti ed interiora e ovviamente agli argomenti trattati.
Ad uno spettatore poco attento, la serie potrebbe suscitare un effetto straniante, ripetendo ogni puntata lo stesso format di intervista distaccata dalle vicende apocalittiche in sottofondo. Il nesso però c’è, a volte è nascosto e quando non è evidente è riportato a galla dalle parti cantate, sempre presenti, che provano in diversi punti della stessa a ristabilire una connessione tra dialogo e animazione.
Prendiamo ad esempio il quinto episodio, dove il nesso tra tema trattato e animazione risulta più evidente. L’animazione ritrae Clancy alle prese con un uccello parlante legato ad un soggetto senza lingua, in prigione, nel perenne e disperato tentativo di liberarsi dal proprio malessere esistenziale. Il pianeta scelto è “la prigione dell’anima per esseri ribelli” che però il simulatore gli dice non avrebbe dovuto mostrargli. Clancy è abbastanza scosso. Chiede al computer quanto il pianeta possa diventare pericoloso, ricevendo questa risposta: “non si muore in una prigione dell’anima, si può solo rinascere”.
In questa frase è racchiusa la chiave di lettura della puntata con l’ospite Jason Louv, un podcaster, autore di best- seller, e insegnante al Magick.Me, una scuola online di magia e meditazione.
L’episodio si apre con una violenta esplosione che scaraventa Clancy nella prigione in cui è rinchiuso il carcerato Bob a cui è legato prima colui il quale sarà l’ospite dello spacecast di Clancy, ovvero Jason Louv, sotto le sembianze di un “uccello dell’anima” e poi a seguito dell’arrivo rocambolesco di Clancy, anch’egli rimarrà impigliato nello stesso cordino dell’anima che lega l’uccello al carcerato. L’avatar di Clancy è quello di uno xilofono-arcobaleno, informazione da tenere a mente per il prosieguo della puntata.
Il cordino dell’anima è il pretesto per parlare di Induismo e il principio induista secondo cui tutte le coscienze del mondo sono connesse.
Il pensiero Buddhista, invece, viene spiegato da Jason Louv, che in questa puntata ci somministrerà delle vere e proprie pillole di buddhismo, guarda alla rete di indra e ne riconosce la topografia, sostenendo però che non contano tanto i nodi, bensì le connessioni. Il pensiero buddhista si basa sulla filosofia del “non essenzialismo” secondo cui non vi è nulla di essenziale, ma non si tratta di nichilismo è solo la consapevolezza che tutto sia privo di qualità intrinseche.
Ed è in questo momento che il tema della puntata viene affrontato e nitidamente esposto dall’uccello che racconterà di come, sotto effetto di DMT “la molecola dello spirito”, durante un’orgia, sia venuto in contatto con l’intimità fondamentale del tutto, attraverso la rinuncia all’idea di possedere un «sé individuale». Dopo l’esperienza dichiarerà di aver finalmente capito perché i francesi chiamano l’orgasmo «petite mort», perché la morte vera è il «grande orgasmo», la rinuncia all’Io, dove l’Io non esiste ed è solo un peso e fonte di sofferenza.
Nella meditazione buddhista, viene spiegato, non si cerca di arrivare da nessuna parte, né di migliorarsi, si sta seduti con sé stessi cercando invece di “vivere” la sensazione da cui si cerca di fuggire, in tutte le sue problematiche e contraddizioni. Jason Louv, con un’analogia che definisce lo spirito di tutta la serie, ovvero parlare in maniera leggera di argomenti fondamentali, paragona la prospettiva buddhista all’esperienza dei giocatori in fissa per World of Warcraft:
Provi ad accumulare punti esperienza per un personaggio che non esiste, ti sei dimenticato che stai giocando.
Per il buddhismo si tratta di tirarsene fuori attraverso la meditazione.
Nel frattempo Bob, nel tentativo di evadere dalla sua realtà virtuale, superando di volta in volta vari livelli della propria prigione, muore sempre. Muore sempre, spiega Jason Louv, fino a quando non capirà. Sul finire dell’episodio, Jason Louv ci spiega che è proprio il fatto che nulla sia permanente ad essere causa di sofferenza:
Nel momento in cui si accettano le cose per come sono, non è più necessario sperare, perché ci si rende conto di essere nel posto giusto.
Una volta svelato questo, il protagonista riesce ad evadere finalmente della prigione e lo fa grazie ai cucchiai suonati sullo xilofono-Clancy da Clancy stesso e Jason: grazie alla musica. La musica ha un’importanza significativa nella serie, tanto più in questa puntata dove permetterà a Clancy di salvare la sua rosa guaritrice, ed è la stessa (la musica) che adotterà per salvare Bob dalla sua prigione esistenziale. Clancy, insieme al prigioniero e grazie alle parole di Jason Louv, capisce che anche lui deve smetterla di disperarsi con la speranza e che a volte basta solo accettare la situazione in cui ci si trova rassegnandosi ad essa e andando avanti.
Non avere più speranza può sembrare terribile, se non hai mai davvero considerato quanto spesso hai usato la speranza in maniera errata… «Spero che domani…, spero che lei ritorni…spero di poter dimenticare…» Ti fai prendere a schiaffi dalla speranza. Non passa un maledetto secondo che tu non abbia un po’ di speranza. Lascia andare la speranza.
Una volta compreso ciò, l’episodio volge al termine con Bob a cui ricresce la lingua con la quale potrà finalmente cantare. Lo farà con la voce di Johanna Warren, cantando “The prison was inside me”, la prigione era dentro di me e “freedom is what happens when you finally take off your prisoner disguise”, la libertà è quello che ti aspetta quando ti spogli dal tuo travestimento da prigioniero.
Quelli di The Midnight Gospel sono universi simulati – anche nominate “trappole esoteriche” dagli stessi autori – sull’orlo della fine, da cui Clancy riesce a malapena a fuggire e a tornare a casa. La serie non è di certo una serie da sottofondo o da mangiarsi in un weekend. Esige piuttosto un quantitativo di tempo per metabolizzare le informazioni apprese durante ogni episodio. Clancy, infatti, con i suoi ospiti affronta un vero e proprio cammino spirituale, dando vita a conversazioni profonde e scambi di opinioni ricche di spunti e momenti di illuminazione, sia per sé stesso che per gli spettatori, i quali, una volta terminato l’episodio, sono chiamati indirettamente ad interrogarsi su quello che si è appena visto. È una serie che, al di là del trip lisergico visivo, apre la mente e ti mostra il percorso da intraprendere per accettare te stesso, la vita e quello che verrà.
Dal quinto episodio in poi infatti, l’atteggiamento di Clancy/Duncan cambia, passa dalla fase in cui nasconde le proprie debolezze, con un atteggiamento che lo fa apparire un personaggio estremamente positivo nei primi episodi, alla fase dell’accettazione in cui, man mano che si prosegue con la visione, fuoriescono i mostri che lo divorano come la pigrizia, l’indolenza, l’attaccamento materiale e l’incapacità di affrontare la scomparsa della madre, tema affrontato nell’ottavo e ultimo episodio, in cui Clancy percorre con lei un emozionante viaggio attraverso il ciclo della vita.