foto in copertina di Elia Buonora
Sopravvissuti per miracolo al luglio più caldo della storia, ci ritroviamo in questo nostro primo agosto redazionale smaniosi di parlare delle letture che abbiamo affrontato in questa metà di anno appena trascorso. Si va dal saggio sull’antropocene a quello sul panopticon, dalla letteratura fantascientifica alla non-fiction, dal racconto al teatro robotico. Non contenti, abbiamo ritenuto necessario fornire a queste letture una colonna sonora adeguata, selezionando alcune tra le uscite musicali che più ci hanno colpito.
Buona estate!
Remoria – Valerio Mattioli (Minimux Fax, 2019)
Remoria, il libro di Valerio Mattioli che uscirà il 29 agosto per Minimum Fax si apre con una mappa di Roma disegnata da Mauro Antonini. In questa mappa però, non sono presenti i famosi monumenti della Capitale come il Colosseo, Fontana di Trevi o il Pantheon, né tantomeno indicati i vari caratteristici quartieri, tanto cari al cinema, come Monti o Trastevere. I “monumenti” qui rappresentati sono i palazzoni di Corviale, Laurentino e Tor Bella Monaca, il “trenino” che da Ostia porta a Piramide e naturalmente il Grande Raccordo Anulare, che oltre a racchiudere il centro di Roma è da considerare come «un universo in espansione». Il tentativo di Mattioli è infatti quello di raccontare una Roma rovesciata, attraverso le sue borgate. Quella Roma che avremmo avuto (e che in qualche modo continua a brulicare sotto la facciata perbenista) se Remo avesse avuto la meglio su Romolo – Remoria appunto. Per descrivere questa marginalità è necessario esaminare riferimenti altrettanto marginali: Amore Tossico, L’imperatore di Roma, i Coil, i Centocelle City Rockers, Ranxerox, i rave, Torazine, Truceklan e O.D.E.I. e poi ovviamente i coatti.
Io, lei, Manhattan – Adam Gopnik (Guanda, 2019)
In Io, lei, Manhattan, uscito quest’anno in Italia (nell’ottima traduzione di Isabella C. Blum), Adam Gopnik racconta il suo arrivo a New York nei primi anni Ottanta insieme alla futura moglie Martha, quando iniziò a lavorare in un’editoria già avviata a un lento declino e in un mondo dell’arte ridotto a investimento per ricchissimi. Autore storico del New Yorker, Gopnik descrive una città ambiziosa e piena di contraddizioni, che si ritrova in quegli anni a essere il centro del mondo occidentale. La quotidianità del narratore si divide tra abitazioni infestate da topi e scarafaggi e la familiarità con personaggi straordinari come il grande fotografo Richard Avedon, suo mentore e amico. A riflessioni penetranti sulla società americana, sull’arte e sul mestiere di scrivere fa da contraltare la sfera privata dell’amore felice con Martha, filo rosso dell’autobiografia. L’adorazione dichiarata nei confronti della compagna di una vita ricorda quella battuta di Wilde sulla scandalosità di coloro che mostrano di amare il proprio coniuge in pubblico: è l’unica trasgressione concessa in un libro piacevole, il cui ritratto di un’epoca conclusa eppure anticipatrice di molti aspetti del presente vale da solo la lettura.
La Fila, Basma Abdel Aziz (Nero, 2018)
Pubblicato in Egitto dalla casa editrice Mahrusa nel Gennaio 2013, tradotto in inglese per Penguin nello stesso anno e poi uscito in Italia per Nero nel 2018 , è il primo romanzo di Basma Abdel Aziz, scrittrice, psichiatra e attivista per i diritti umani egiziana. In una città indefinita del nord Africa un flusso di cittadini in crescente aumento è in attesa fuori la Porta, l’autorità suprema che tutto governa e decide: per ogni necessità primaria (mangiare, spostarsi, curarsi, relazionarsi con gli altri e con il governo) è necessario chiedere l’autorizzazione. La Porta è chiusa e non si sa quando aprirà. L’estenuante attesa è condivisa dal microcosmo di persone che abitano la Fila: miseri individui estenuati dall’attesa, alcuni speranzosi, altri soggiogati e confusi dall’autoritarismo, solo pochi coraggiosi individui i cui princìpi sono più forti di qualsiasi altra cosa, persino del governo e della Porta. L’abuso del Potere tiranno rende impossibili le vite del popolo, spiato, ingannato, occultato da un sistema di violente contraddizioni. Quello descritto da Basma Abdel Aziz è un mondo distopico ma pericolosamente simile alla realtà che i paesi del Mediterraneo post Primavere Arabe vivono oggi.
Tutto quello che è un uomo – David Szalay (Adelphi, 2017)
In attesa dell’uscita di Turbolenza, traduzione italiana dell’ultima opera del magiaro-canadese David Szalay, ci si prepari con la raccolta di racconti Tutto quello che è un uomo (Adelphi, 2017). Quello di Szalay è complessivamente un cahier di viaggio che attraversa l’Europa dagli uffici di Copenhagen agli chalet sulle Alpi francesi, dalle spiagge vacanziere per sfaccendati e discotecari fino all’Abbazia di Pomposa in provincia di Ferrara. I viaggiatori di Szalay variano dai ragazzi che hanno finito le superiori e si godono l’interrail agli oligarchi russi che solcano il Mediterraneo su yacht faraonici. Dal mosaico appare tuttavia il ritratto di un unico protagonista archetipico che il susseguirsi degli episodi accompagna dall’inquietudine della giovinezza fino alla goffaggine della vecchiaia. Maestosa emerge l’Europa di cui è l’abitante per eccellenza, e che le innumeri autostrade e rotte aeree fanno sembrare un paese solo, in quella che, se non è l’epica del viandante mitico declinato al tempo presente, è sicuramente una rappresentazione straordinariamente veritiera di ciò che oggi è ed è ancora l’uomo multiforme, di cui mille esistenze parallele rendono la forma unica di un destino universale – attuale, eterno e ricorrente al tempo stesso. E non basta una vita sola a saggiarne la portata.
La terra, la storia e noi – Cristophe Bonneuil,Jean-Bapstiste Fressoz (Treccani, 2019)
Di tutti i saggi sull’Antropocene circolati negli ultimi anni, La terra, la storia e noi di Cristophe Bonneuil e Jean-Bapstiste Fressoz ha un pregio che lo distingue ed eleva: mette per primo in discussione la narrazione dominante e tendenziosa secondo cui la responsabilità della crisi ecologica di là da venire sia imputabile alla “grande cecità” di un passato scientificamente immaturo, dunque incapace di accorgersi delle alterazioni irreversibili che il consumo dei combustibili fossili avrebbe impresso sull’atmosfera terrestre. Con una prosa irta di dati ma onesta nell’indicare sin da subito il punto di approdo finale, i due storici francesi sostituiscono alla fragile tesi del repentino e salvifico risveglio delle coscienze ambientali, quella della lunga azione di contenimento e imbavagliamento operata dal capitalismo nei confronti degli allarmi ecologici sollevati negli ultimi due secoli e mezzo. Nella minuziosa ricostruzione storiografica cesellata da Bonneuil e Fressoz, l’Antrpocene diventa così la «storia delle disinibizioni che hanno normalizzato l’insostenibile», silenziato la critica ecologista e stigmatizzato le forme di socialità alternative al pensiero unico. Sarà bene che d’ora innanzi gli Antropocenologi ripartano da qui.
Tempo curvo a Krems – Claudio Magris (Garzanti, 2019)
Che succede se il tempo si piega su sé stesso, innescando un cortocircuito tra passato e presente? Nei cinque racconti che compongono il suo nuovo libro, Claudio Magris elabora ricordi, fantasie, intreccia vite mai vissute, in cui passato e presente tornano per un attimo a combaciare, creando l’illusione di un tempo eterno, scandito unicamente dai ritmi della memoria personale. Nel farlo, l’autore triestino restituisce luoghi – Trieste in primis, coi suoi scorci marittimi e le sue vie assolate -, diorami di esistenze solitarie, microcosmi che impattano coi macrocosmi della Storia, paesaggi che si rivelano, prima di tutto, paesaggi dell’anima. Il risultato è materia viva, una raccolta pulsante di nostalgia, un viaggio tra il detto e il non detto.
Liberati della brava bambina. Otto storie per rifiorire – Maura Gancitano, Andrea Colamedici (HarperCollins Italia, 2019)
Nel 1963, ne La Mistica della Femminilità, Betty Friedan parlò per la prima volta del “problema senza nome”, il malessere delle donne americane di ceto medio degli anni ‘50, alle quali veniva imposto di essere “femminili”, identificando la femminilità con la procreazione e la cura dei figli, del marito e della casa. In Liberati della Brava Bambina, Maura Gancitano e Andrea Colamedici analizzano otto aspetti del “problema senza nome” oggi, attraverso storie di donne che spaziano dal mito alle serie tv. Da una nuova narrazione delle storie di Era, Malefica, Elena, Difred, Medea, Daenerys, Morgana e Dina, emergono possibili strade per liberarsi da meccanismi che limitano sia le donne che gli uomini. Uno dei capitoli conclusivi, infatti, è dedicato al “complesso di Filippo”, lo smarrimento di quegli uomini che riconoscono il peso del patriarcato, ma che ancora non sono in grado di immaginare per sé stessi una nuova identità priva di mascolinità tossica.
Panopticon. Venti saggi da leggere in dieci minuti – Hans Magnus Enzensberger (Einaudi, 2019)
Venti «piccoli testi per temi vastissimi», ecco il contenuto dell’Enzensbergers Panoptikum. Il titolo originale mostra chiaramente l’ispirazione al Valentin Panoptikum ovvero il gabinetto delle curiosità aperto dal cabarettista bavarese Karl Valentin nel 1935. Non sono però esotiche le curiosità del gabinetto di Enzensberger: «un fenomeno eccezionale – estremamente improbabile o difficile da spiegare» è anche solo «ciò che vediamo ogni volta che vediamo fuori dalla finestra o ci avviciniamo alla porta». Alcune stranezze e aporie del quotidiano vengono messe in mostra e studiate nei brevi saggi-curiosità che spaziano dalla microeconomia all’utilità del sesso. «Per quale motivo i filosofi hanno ignorato il problema dello sbrodolamento?» è, ad esempio, la domanda che si pone mentre cerca di rispondere, con la profondità che solo uno sguardo ironico consente, al problema dello sporcarsi che però, ammette, «non avrà mai una risposta definitiva». I saggi di Enzensberger non mirano a fornire risposte definitive, quanto a mostrare come sia la nostra stessa società, più che mai scientifica e ordinata, a far sempre sì «che la confusione non diminuisca, ma anzi aumenti, che l’improbabile prevalga e che l’imprevedibile vinca».
Il teatro dei robot. La meccanica delle emozioni nell’Android-Human Theatre di Hirata Oriza – Cinzia Toscano (CLUEB 2019)
Esiste un teatro agito da robot. È l’Android-Human Theatre di Hirata Oriza, regista teatrale giapponese che, attraverso le sue produzioni, indaga il ruolo che i robot potranno (e dovranno) assumere all’interno della società giapponese. Il personal robot potrebbe offrire soluzioni parziali a problemi connessi alla produzione, in particolare per i soggetti sociali più deboli come bambini, disabili e malati. Inserendosi attivamente nel discorso contemporaneo, garantirebbe reali e tangibili risposte sia sul piano economico che su quello lavorativo. Cinzia Toscano ripercorre la storia culturale e artistica di questi manufatti – non tralasciando gli studi contemporanei sull’Intelligenza Artificiale – aprendo una finestra antropologicamente consapevole sull’Asia e il suo teatro. Nonostante sia un testo accademico, rimane una lettura preziosa per chiunque sia interessato a farsi stupire. Un viaggio teatrale all’interno di una cultura sfaccettata e complessa, che richiede, da parte del curioso, uno sforzo interpretativo maggiore: scomodo e perturbante.
MUSICA – DISCHI
Orange Milk Records
L’etichetta americana Orange Milk Records è diventata nel tempo una garanzia per chi segue l’elettronica e la musica d’avanguardia in generale. Nel corso degli anni ha costruito un immaginario straniante, ma al tempo stesso fortemente personale ed immediatamente riconoscibile, che ruota attorno al concetto baudrillardiano di Iperrealtà.
Così, in attesa dell’imminente uscita di Field Whispers (Into The Crystal Palace) dell’artista queer Fire-Toolz, è utile ripassare il collage concretista del giapponese Koeosaeme, OBANIKESHI, e il breve EP Hint di uno dei due fondatori dell’etichetta, Seth Graham, uscito per Mondoj.
Antwood, Delphi
Preceduto dall’EP Alousia, l’ultimo album del paladino dell’elettronica hi-tech Tristan Douglas, in arte Antwood, è una sorta di radio-novella digitale che descrive il mondo di Delphi, personaggio immaginario creato dall’autore assieme alla sua compagna. Delphi, oltre a rinnovare il sodalizio tra Antwood e Planet Mu, è un disco che muovendo dalla sua solida dimensione finzionale suggerisce spunti per osservare il presente.
LILLITH Twin, of flame & love
Il misterioso artista LILLITH Twin in questo of flame & love prosegue la linea fantasmatica cara a vari esponenti dell’etichetta londinese Dream Catalogue. Un suono retromaniaco che al tempo stesso sa di futuro, composto da voci pop spettralizzate che si arrampicano su beat frantumati prima di esplodere in deflagrazioni harsh e sintetiche. Potremmo benissimo continuare a parlare di post-rave.
Griselda e Ill Bill
In un momento storico in cui la trap è divenuta fenomeno popolare, pur continuando a non interrompere l’inquantificabile flusso di ottimi dischi in uscita, viene voglia di riassaporare alcuni aromi rap del passato. Il collettivo di Buffalo chiamato Griselda, che risponde sostanzialmente ai nomi di Westside Gunn, Benny The Butcher e Conway The Machine, continua a sfornare interessantissimi album che ripropongono il rap anni Novanta di New York, in particolare del Queensbridge.
I due fratelli Necro e Ill Bill invece hanno praticamente creato il Death Rap, o quantomeno hanno contribuito in maniera consistente a determinarlo per quello che è. Il nuovo disco di Ill Bill (accompagnato da Stu Bangas), Cannibal Hulk è un condensato di potenza e cattivo gusto, così come lo è l’EP Pulp Phixion assieme al producer degli italiani DSA Commando, Sunday.
Jamila Woods – LEGACY! LEGACY!
Poetessa e musicista, Jamila Woods aveva già attirato molta attenzione con il suo debutto del 2017, HEAVN, ma con LEGACY! LEGACY! confeziona un piccolo tesoro lirico e musicale, che viaggia attraverso la storia afroamericana e delle persone di colore in lungo e in largo; nei testi (ciascuno dedicato ad una specifica rilevante personalità) così come nelle sonorità, spazianti tra il jazz e l’R&B, l’hip-hop, il funk e via diecendo. Un’impresa titanica che in qualche modo risulta convincente ed equilibrata.
The Comet Is Coming – Trust In The Lifeforce Of The Deep Mistery
Shabaka Hutchings è la classica personalità culturale di cui comprenderemo completamente l’impatto e l’importanza solo troppo tardi. Tra gli innumerevoli progetti del sassofonista inglese, il trio The Comet In Coming (formatosi grazie all’incontro del nostro con il duo synth e batteria Soccer96) ha scosso la scena jazz mondiale con un album assolutamente impossibile da rinchiudere in qualsivoglia definizione e che indica con forza un futuro che in molto pensavano fosse molto più lontano.
IDLES – Joy as an Act of Resistence
Quando si dice che “alcune cose non muoiono mai” non si specifica che nella maggioranza dei casi ciò avviene proprio perchè quelle “cose” cambiano: sanno rinnovarsi, adattarsi, trovare nuovi stimoli. L’inglesissimo punk del secondo album degli IDLES è una ventata di aria fresca che ha conquistato veramente tutti, parlando con una franchezza stordente di tematiche oggi cruciali come la depressione, la mascolinità tossica, la xenofobia.
Brownwood Recordings
Guidata dal genio di Gilles Peterson, l’etichetta inglese è il principale motivo per cui un’ondata di meravigliosi musicisti sta riscontrando il giusto riconoscimento mondiale. Decine di dischi e compilation rilasciati negli ultimi mesi, un’infinità di musica in cui perdersi per scoprire suoni e culture che “lavorano in armonia nel creare bellezza”.
C’Mon Tigre – Racines
Il secondo disco del collettivo C’Mon Tigre è stata una luce di cui si sentiva bisogno in un anno abbastanza triste per la musica italiana. Un disco dal cuore Mediterraneo ma aperto al resto del mondo, politico di riflesso e con una cura per i particolari commovente.
La redazione di Nido